Ana Tasic su Sulla difficoltà di dire la verità, 18 ottobre 2025
Strade spinose verso la verità
20° Joakimfest a Kragujevac
Ana Tasic, 18 ottobre 2025
https://anasttasic.wordpress.com/2025/10/18/trnoviti-putevi-do-istine/
“A Kragujevac, dal 7 al 12 ottobre, si è tenuta la ventesima edizione del Festival Teatrale Internazionale Joakimfest, organizzato dal Teatro Principesco-Serbo, che quest’anno celebra anch’esso il suo giubileo, cento novant’anni dalla sua fondazione. Al festival sono stati rappresentati sei spettacoli nella selezione competitiva curata da Miloš Latinović, drammaturgo e direttore del Teatro e del Festival Bitef.
Sottotitolato “Il teatro oltre il tempo”, il festival si è aperto con un interessante saggio in azione, lo spettacolo Sulla difficoltà di dire la verità, basato su un saggio letterario-politico di Bertold Brecht, scritto negli anni ’30, quando Hitler salì al potere in Germania e Brecht andò in esilio in Danimarca. Lo spettacolo è stato ideato e realizzato da un team di autori ravennate, il regista Davide Sacco e l’attrice e drammaturga Agata Tomšič, nucleo del gruppo teatrale indipendente “ErosAntEros”, fondato sulla convinzione che il teatro debba essere politico, che debba cambiare il mondo e offrire resistenza alle perversioni sociali, come il fascismo. Questo spettacolo monodrammatico è composto da cinque parti, cinque difficoltà che Brecht riconobbe nel processo di scrittura della verità, come forma di opposizione alla menzogna e all’ignoranza. Questi sono il coraggio di scrivere la verità (che è ovunque soppressa), l’intelligenza di riconoscerla (sebbene sia ovunque nascosta), l’abilità di renderla utilizzabile come arma, la ponderatezza di scegliere coloro nelle cui mani la verità sarà efficace, così come l’astuzia di diffonderla tra questi ultimi. Tra queste cinque parti sono inseriti degli intermezzi che sottolineano il problema della stratificazione sociale e del patriarcato violento, come compagni inseparabili del fascismo. L’attrice che interpreta questa interessante performance, dal significato attuale ancora oggi, recita il testo di Brecht in modo onirico, poetico e cerimonioso, accompagnandolo con movimenti del corpo lenti e convulsi, che ricordano il lavoro del regista Eugenio Barba. La sua performance è organicamente integrata in un paesaggio visivo-sonoro ipnotico; sullo schermo si alternano potenti fotografie contemporanee dell’artista Michele Lapini che documentano la miseria sociale, le proteste, i problemi ambientali e politici del mondo odierno, contestualizzando così in modo chiaro il significato del saggio di Brecht, in un’epoca come la nostra, sconvolta a livello globale dal risveglio del fascismo e dall’implacabile persecuzione della verità.”