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Enrico Pastore su Materiale per Medea, “PAC”, 26 settembre 2025

A Vercelli Ogni luogo è un teatro
Enrico Pastore, “PAC”, 26 settembre 2025
https://www.paneacquaculture.net/2025/09/26/a-vercelli-ogni-luogo-e-un-teatro/

“[…] E questo ci porta a Medea, la straniera, la traditrice, la barbara, la reietta. Maga e incantatrice, segue Giasone per amore, abbandonando la sua terra e la sua famiglia, ma viene, a sua volta, abbandonata in terra straniera e, senza avere più niente, si spoglia anche dei figli, per avere l’ultima vendetta su l’uomo che le ha tolto tutto. Agata Tomšič, per l’anniversario dei quindici anni della fondazione della sua compagnia ErosAntEros, riflette su Medea a partire dalle parole di Heiner Müller. Il drammaturgo tedesco, nella sua lunga carriera artistica, è stato come ossessionato dalla figura della figlia del Sole e dell’Ombra, ma che non appartiene a nessuno dei due mondi, perennemente divisa, tanto da divenire simbolo di ogni vittima del colonialismo e dell’oppressione di genere.

Agata Tomšič propone una versione, potremmo dire, di ispirazione artaudiana, dove il pubblico è seduto in cerchio intorno a una pedana su cui sono assisi due palloncini dorati legati a dei microfoni. Medea si aggira intorno al pubblico, lo circonda, e appare solo attraverso piccole lame di luce. Una voce che si fa suono e canto, prima che significato (ricordiamo che le musiche e il disegno sonoro sono di Matevž Kolenc), i suoi passi convulsi, perfino il suo odore, ci raccontano il suo dramma. Poi, ecco che giunge sulla pedana, tra ori e neri, tanto che Medea diviene la Salomè di Klimt o mosaico bizantino della peccaminosa imperatrice Teodora.
Il pubblico ascolta il racconto dell’abbandono subito e del delitto commesso in un atmosfera gravata di sensualità. La pedana è trasformata in un palco da lapdance e gli spettatori tutti non son più altro che guardoni a un peep show. Medea si apparenta così al mostro assiso su un piedistallo nel bordello-museo sognato da Baudelaire, sogno che ha sancito la nascita della modernità, in cui il mostrarsi e l’esibirsi si accomuna con l’amore mercenario. Quei dolori e quei delitti appaiono oscenamente attrattivi e, perciò, infinitamente pericolosi: la malia dello sguardo obbliga a fare i conti con l’oscuro.”