Roberta Cricelli su Materiale per Medea, “Sound36”, 14 ottobre 2025
Medea: un teatro in metamorfosi, saldo nella sua intensità
Roberta Cricelli, “Sound36”, 14 ottobre 2025
https://www.sound36.com/medea-un-teatro-in-metamorfosi-saldo-nella-sua-intensita/
“[…] Nella penombra quasi assoluta, il corpo si fa parola.
Lì, tra luci rade e silenzi tesi, emerge lentamente la figura di Agata Tomšič – ideatrice, regista e interprete per la compagnia ErosAntEros. La sua Medea magnetizza lo sguardo: maga, amante, madre, presenza carnale che attraversa il desiderio e la colpa. Una sagoma di carne viva che interroga, scuote e costringe al confronto con un femminile primigenio, ruvido, vero.
Il linguaggio di Heiner Müller si fa sostanza sonora e visiva.
Aspro, tagliente, lirico e politico, si riversa sulla scena come magma che incendia e trasforma. È parola che si ascolta ma anche si vede, si immagina, si attraversa. In questa rarefazione sensoriale, il pubblico viene condotto in un altrove, dove l’ascolto si fa immagine e l’immagine domanda risposte al presente.
Medea, mille volti e nessuna pace.
C’è la Medea di Euripide, vendicatrice divina, arma contro l’arroganza maschile. La donna lacerata di Pasolini, che uccide per amore e viene tradita fino all’atroce vendetta. C’è quella isolata e scissa di Corrado Alvaro. E poi la Medea di Müller, che si fa specchio dell’umanità spezzata, intrisa di conflitto e sottomissione.
Tre movimenti per una Medea che sfugge alla gabbia del tempo.
“Riva abbandonata” è lo squarcio finale della guerra, a Strausberg; una terra in rovina da cui tutto riparte. “Materiale per Medea”, cuore dello spettacolo, è un vortice sonoro e verbale, dove la voce si moltiplica – anche in quella artificiale di un alter ego metallico – e intreccia i nomi di Seneca, Euripide, Hans Henny Jahnn. Infine, “Paesaggio con Argonauti”, ispirato a Wasteland e ad Ezra Pound, che preannuncia le sciagure dell’umanità con una lucidità inquietante.
Una Medea fluida, senza confini.
Pronta a esplodere o implodere in ogni tempo e luogo. È figura archetipica che non chiede di essere capita, ma sentita. La sua voce – anzi, le sue voci – rimbombano tra le pareti del MARCA come un’eco dell’oggi.
Visione, suono, materia. Tutto si fonde.
Le luci di Gianni Gamberini disegnano un’alternanza ipnotica tra buio profondo e lampi dorati, richiamo diretto al mito del Vello d’oro. I costumi di Bàste Sartoria diventano simbolo di ciclicità – vita, morte, ambizione. Le musiche di Matevž Kolenc, compositore e produttore nominato ai Premi Ubu 2024, insieme ai suoni rituali degli oggetti scenici, creano una tensione vibrante, una vera esperienza multisensoriale.
Un progetto che unisce rigore e visione.
Alla direzione tecnica e allestimenti di Vincenzo Scorza, si intrecciano le ricerche di Benedetta Bronzini, Anja Quickert e Daniela Sacco. Il tutto sotto l’egida dell’Internationale Heiner Müller Gesellschaft e il patrocinio del Goethe-Institut Mailand.
“Materiale per Medea” è un attraversamento.
Un varco che si apre nel mito e si prolunga nel presente, dove il corpo e la parola non cercano risposte, ma formulano domande. È un gesto scenico che scava, si insinua nelle pieghe della storia, per restituirci una figura femminile che non vuole essere spiegata, ma sentita.
In quella nudità che è atto politico e poetico, Medea non si lascia possedere: ci guarda, ci accusa, forse ci assolve. E mentre si allontana nel buio, resta l’eco della sua voce – voce di tutte, voce di nessuno – che continua a vibrare. Non è finzione. È un richiamo. E ci riguarda.”