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Rosy Brenca su Nympha, mane!, Davimus Review, 17 luglio 2012

Lo spettacolo “Nympha, mane!” del duo artistico ErosAntEros
Rosy Brenca, Davimus Review, 17 luglio 2012

Lo spettacolo “Nympha, mane!” del duo artistico ErosAntEros (Davide Sacco e Agata Tomsic) è una performance che ha come obiettivo quello di colpire i sensi dello spettatore.

Per tale ragione, all’inizio dello spettacolo sopra uno schermo gigante vengono scritte frasi al computer in quello stesso istante, implicando così una maggiore attenzione e partecipazione da parte del pubblico in sala. Inoltre, tra un’apparizione e l’altra degli attori in scena, si alternano voci mixate a immagini in bianco e nero distorte e inquietanti, accompagnate da una musica dall’andamento minaccioso. Tutti questi dettagli servono a mostrare “cos’è” la Nympha per ErosAntEros: “un’immagine che appare di rado a chi si presta a cercarla, è riflesso, specchio, l’altra parte della realtà, è anche sogno, allucinazione, follia, malattia di un ossesso, movimento, frammento, presenza-assenza, fantasma”. I due performer così descrivono la loro Nympha che si materializza sul palco dopo una serie angosciante di gesti lenti e ripetuti più volte. Nympha è posta all’interno di un cubo dal quale non può uscire. Intrappolata, sospesa, come una sirena in un acquario. L’immagine è davvero suggestiva e, prima di capire che si tratti di una donna in carne ed ossa, si ha l’impressione di vedere un cyborg, poiché i movimenti, la voce, lo sguardo plastificato da una maschera rimandano alle sembianze di un essere “non umano”.

La Nympha esprime le proprie emozioni attraverso segnali luminosi, i colori sono la sua anima; così comunica con “la sua metà”, l’uomo che sta fuori dal cubo in una stanza buia e inespressiva. Lui è completamente nudo, indicando in tal modo la perdita di ogni cosa, soprattutto del senno, poiché la sua unica ragione di vita è la Nympha. Essa è “condannata a un’incessante, amorosa ricerca dell’uomo, la ninfa conduce sulla terra un’esistenza parallela. Creata a immagine dell’uomo, ne costituisce una sorta di ombra, di imago e, come tale desidera e a sua volta è desiderata”.

Questo spettacolo rappresenta la schiavitù dell’uomo, succube delle immagini, e il suo urgente bisogno di liberarsi. Certamente la lentezza dello spettacolo potrebbe annoiare lo spettatore abituato a un tipo di teatro più tradizionale e meno poetico, anche se le immagini e le musiche utilizzate all’interno della performance sono davvero suggestive e meritano di essere applaudite.