Carla Nigro, Saltinaria, su Come le lucciole, 8 aprile 2017
Come le lucciole a Teatro i (Milano)
Carla Nigro, “Saltinaria”, 8 aprile 2017
http://www.saltinaria.it/recensioni/spettacoli-teatrali/come-le-lucciole-teatro-i-milano-recensione-spettacolo.html
Il 26 e il 27 marzo al Teatro i di Milano si è tornati ad intonare con “Come le lucciole” una musica che pochi naufraghi sanno ancora intonare, quella della consapevolezza di uno spazio e di un tempo teatrale che aprano quella finestra proibita, quella della riflessione, quella delle domande. ErosAntEros spinge a braccia nude e fortemente ove ci si dimentica di andare, per la mancata voglia di stare al mondo come una possibilità per esso stesso.
Un pubblico pagante è invitato ad accomodarsi, non tra le file di poltrone, ma ove solitamente a teatro si muovono quelli che si mostrano “e poi vengono dimenticati”, quelli che raccontano, i bravi rappresentanti, gli Attori. Questa volta disposto su sedie e cuscini sparsi c’è quel pubblico pagante a creare i contorni e il centro di questa scena. Quasi questo pubblico fosse sotto accusa o, quanto meno, tirato in causa.
Attrezzature e trasformazioni, tutto avviene qui, ove siede il pubblico pagante. La finzione ha scontato i suoi anni da pretesto, ora vanno strappate le vesti della buona dizione e delle narrazioni con morale allegata. Neppure il teatro ha le risposte.
Cos’è il teatro? Cosa vi aspettate dal teatro? E cosa pensate degli attori? Andate a teatro per avere impressioni sensuali? Siete soddisfatti? Nessuna catarsi rende più puri. Il teatro ha cessato d’essere il confessionale dei laici a catarsi pagata. Neppure il teatro ha le risposte. Questo è il teatro che le domande le pone.
“Come le lucciole” ricorda, rifonda le responsabilità e le possibilità di uno spazio, quello spazio che abbiamo chiamato teatro, che, forse ci siamo dimenticati, ha molto più a che fare con ciò che resta fuori dall’entrata in via Gaudenzio Ferrari 11.
Il lavoro di ErosAntEros raggiunge toni e visioni psichedeliche adesso ed incredibilmente carnali poi. E la carne di cui parlo è quella del pubblico pagante che non è pronto quanto lascia credere. Greta Mini, Massimiliano Rassu, Davide Sacco e Agata Tomsic si muovono, si contorcono, talvolta urlano, altre sussurrano, altre silenziano affinché quel pubblico pagante si renda conto che “sta a noi non vedere scomparire le lucciole”.
Negli anni Sessanta a causa dell’inquinamento le lucciole scomparvero in pochissimo tempo, un lampo di luce cui seguì un buio che nessuna lucciola avrebbe più rotto. Che razza di pubblico pagante è un pubblico che non brilla nel buio d’una sala di teatro?