Intervista di Ilaria Cecchinato a ErosAntEros su LIBIA, “Gagarin Orbite Culturali”, 17 marzo 2025

‘Libia’, il graphic journalism a teatro
Ilaria Cecchinato, “Gagarin Orbite Culturali”, 17 marzo 2025
https://www.gagarin-magazine.it/2025/03/teatro/libia-il-graphic-journalism-a-teatro/
Era il 2019 quando i reportage realizzati in Libia dalla giornalista Francesca Mannocchi sono diventati un’opera di graphic journalism, Libia, grazie al segno di Gianluca Costantini, disegnatore vincitore nel 2019 del Premio “Arte e diritti umani” di Amnesty International.
Nello stesso anno, la compagnia teatrale ErosAntEros – ovvero Agata Tomšič e Davide Sacco – sta analizzando e studiando le dinamiche socio-politiche ed economiche dell’UE per lo spettacolo Confini, quando incontrano questo reportage illustrato e scelgono di trasporlo, senza tradirlo, in un’opera teatrale. Ne nasce uno spettacolo di voci, musica e illustrazioni animate che, dopo il debutto nel 2022, torna di nuovo in scena il 21 marzo 2025 all’Oratorio San Filippo Neri di Bologna, mostrandosi ancora drammaticamente attuale.
Come e quando avviene il vostro incontro con l’opera di Graphic Journalism di Gianluca Costantini dai reportage di Francesca Mannocchi?
Agata Tomšič : «Con Gianluca Costantini ci conosciamo professionalmente da diversi anni, una delle prime collaborazioni risale alla Stagione 2015/16 con la produzione di Allarmi!, e poi il lavoro insieme è proseguito per altre creazioni, tra le quali Sconcerto per i diritti, una pièce che analizzava la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea denunciando il fatto che molti degli articoli non vengono rispettati. Quando Libia viene pubblicato era il 2019 e noi stavamo lavorando a Confini, uno spettacolo nato da una ricerca attorno al concetto di “confine” e che si interrogava sulla questione migratoria tra passato e futuro e sulle dinamiche economico-politiche dell’UE. Immersi dunque in questa ricerca e attenti alle creazioni di Gianluca, abbiamo letto Libia e quello che ci ha subito colpito è stata la capacità di questo oggetto di affrontare argomenti complessi e drammaticamente attuali in una maniera semplice, diretta e accessibile a tutti, un ideale a cui puntiamo anche nei nostri lavori. Così, esattamente come aveva fatto Gianluca trasponendo in fumetto i reportage di Francesca Mannocchi, noi abbiamo chiesto ai due autori di poter tradurre l’opera di graphic journalism in uno spettacolo teatrale».
Quali sono i nuclei tematici del reportage e in quale misura parlano ancora all’oggi?
Agata: «Il testo è composto da sei capitoli contenenti una serie di incontri fatti da Francesca Mannocchi sul territorio libico per conoscere, attraverso l’esperienza dei suoi abitanti, la Libia degli ultimi 15 anni, la rivoluzione e quali sono state le sue cause. Centrale è ovviamente la questione migratoria e il ruolo della Guardia Costiera Libica; ci si interroga anche se esista o meno la figura dello scafista. Sebbene dunque il reportage racconti fatti di qualche anno fa e lo scenario europeo sia diverso, i macro-temi sono ancora drammaticamente attuali, specie il capitolo in cui si parla dei rapporti internazionali tra la Libia e le altre potenze mondiali, che hanno alla base interessi meramente economici, privi di riguardo per le vite umane e causa principale delle guerre di ieri e di oggi.
Confrontarsi di nuovo con questo testo e rimettere in scena lo spettacolo mi ha fatto inoltre rendere ancora più conto di quanto la storia continui a ripetersi e che tutta la scia negativa del Novecento non sia affatto archiviata come speravamo. Forse non abbiamo la facoltà di essere incisivi in maniera immediata, ma è importante prendere coscienza di questo scenario, perché siamo tutti coinvolti. Come diceva Pasolini “l’innocenza è una colpa”». […]