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Intervista di Sara Perniola a ErosAntEros, “PAC”, 15 giugno 2024

Polis Teatro Festival 2024: intervista ai direttori artistici Agata Tomšič e Davide Sacco
Sara Perniola, “PAC”, 15 giugno 2024
https://www.paneacquaculture.net/2024/06/15/polis-teatro-festival-2024-intervista-ai-direttori-artistici-agata-tomsic-e-davide-sacco-paneacquaculture/

Com’è nato questo lavoro e come si è sviluppato nelle residenze artistiche e nella lunga lista di collaborazioni dal respiro internazionale che hanno strutturato il festival e che lo caratterizzano?

Agata: POLIS è nato nel 2018 come piccolo progetto del territorio, il primo che abbiamo fatto a Ravenna, dopo 8 anni in cui risiedevamo qui come compagnia: da questo momento abbiamo creato delle piccole co-produzioni internazionali e il progetto, fin da subito, è stato caratterizzato da spettacoli che affrontano dei temi importanti nel contenuto, ma, al contempo, portano avanti una ricerca radicale sulla forma. Dal 2022 in poi, dopo aver acquisito anche una certa stabilità grazie ai finanziamenti, abbiamo dato al Festival un taglio dal più ampio respiro internazionale, scegliendo ogni anno un’area geografica diversa su cui concentrarci, molto spesso legata a ciò che stavamo facendo come artisti e con professionisti con cui eravamo già in contatto. Quest’anno, ad esempio, c’è stato il German Focus e uno dei co-produttori dello spettacolo Santa Giovanna dei Macelli è stato il Teatro Mladinsko Gledališče di Lubiana, di cui abbiamo ospitato due produzioni lo scorso anno per il Balcan Focus. Quindi relazioni con realtà già avviate, con cui condividiamo visioni, lavori e idee. L’edizione di POLIS di quest’anno ha portato in scena progetti e spettacoli prevalentemente di lingua tedesca – penso a Brecht e alla rinnovata collaborazione con il Teatro Nazionale del Lussemburgo – e ha cercato di far conoscere al pubblico artisti e spettacoli nuovi, e provando a portare a teatro tutti e tutte, grazie, ad esempio, alle agevolazioni per gli Under30 o ai biglietti sospesi. Una doppia apertura, quindi: verso l’Europa da una parte, e verso la città dall’altra.

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Da queste vostre risposte si evince una parte del messaggio e della speranza di questa edizione di POLIS, che, da sempre, si direziona verso la sensibilizzazione di concetti intensi, stratificati, necessari in questi tempi duri. Cosa POLIS ha bisogno di raccontare ancora?

Agata: POLIS ha il privilegio di condividere lo spazio e il tempo straordinari dati dal teatro, nell’essere qui e ora con delle persone per riflettere su delle questioni che ci riguardano tutti e tutte. Ho pensato molto a questa questione del teatro ed è una cosa che è venuta fuori in molti spettacoli (penso, ad esempio, al collettivo femminista She she pop, che ripropone ogni volta il lavoro ideato adattandolo al contesto in cui viene presentato), i quali portano in scena anche una dimensione collettiva, relativa al prendere parola e caricarsi di responsabilità, in relazione all’appartenenza di un gruppo all’interno di una comunità più ampia, che è la nostra società. Riuscire a farlo in teatro ed esponendosi su temi importanti come il possesso, la proprietà, la libertà – grazie a una commistione di generi e a dispositivi teatrali non canonici – è stato sicuramente uno dei temi centrali del Festival. È così che siamo riusciti a esplorare nuove forme di relazione sull’essere comunità, riflettendo su noi stessi e realizzando un atto politico. […]”