Intervista di Silvia Napoli ad Agata Tomšič su LIBIA, “il manifesto”, 20 marzo 2025

Tre donne intorno al cor mi son venute
Silvia Napoli, “il manifesto in rete”, 20 marzo 2025
https://www.ilmanifestoinrete.it/2025/03/20/tre-donne-intorno-al-cor-mi-son-venute/
[…] Ma le modalità di rappresentazione di un presente sempre più ostico alla comprensione sono plurime e ci volgiamo ora ad un lavoro che si preannuncia molto interessante sotto ogni punto di vista e che potrà essere visto venerdì 21 marzo presso il labOratorio s Filippo Neri, ovvero questo Libia, per la compagnia Eros AntEros da Ravenna. Una poliedrica compagine che, reduce da una fortunatissima tournee europea di quel Santa Giovanna dei Macelli, un Brecht politico come non mai, ricreato insieme al collettivo di visual e musical dei mitici Laibach di cui a suo tempo vi abbiamo parlato ed in procinto di lanciarsi nella nuova sfida del festival internazionale Polis, offre una particolare lettura dell’opera di grafic journalism omonima, realizzata da Gianluca Costantini e liberamente ispirata ai reportages della nota giornalista Francesca Mannocchi. Si tratta appunto di una produzione POLIS, vincitrice del bando di residenze regionali Cura e sostenuto da diversi altri centri teatrali. Ha debuttato nel 2022, ha avuto una lunga pregestazione nell’era Covid e risulta particolarmente centrato in mezzo ad un cartellone di programmazioni di Oratorio che verte su una lettura allargata e culturale dell’atlante mondiale e vede come centrale l’apporto di genere a questa rielaborazione. In causa è una Libia quotidiana e combattente, in questo specifico caso, lontana dalle immagini di rais, faccendieri, sgherri, accordi diplomatici sottobanco e al ribasso e vicina invece all’iconografia di un popolo resistente nonostante tutto. Il tema della Libia dei libici e per i libici viene sviscerato sul palco con una combo di elementi che sono voce, musica, disegni animati, quindi un’opera di creazione veramente originale che si sostanzia delle presenze contemporanee in scena della magnetica Agata Tomsic con l’attore di origine marocchina Younes El Bouzari, coadiuvati dalle esecuzioni dal vivo del maestro Bruno Dorella e delle animazioni video di Majid Bita e Michele Febbraio con il contributo ulteriore della voce di Tewa Hanen Shushan. Ideazione dello spazio scenico è appannaggio di nuovo di Tomsic insieme a Davide Sacco che firma anche la regia. Un ‘opera multidisciplinare che si annuncia politicamente molto incisiva ed esteticamente molto compatta ed intrigante come sempre avviene per le creazioni Eros Anteros. Anche in questo caso chiediamo qualche particolare in più ad Agata Tomsic, attrice drammaturga originale interprete di un meticciato culturale particolarissimo quanto trascurato tra cultura di area tedesca ed est europea.
Ci puoi parlare della costruzione di questo spettacolo che ci appare così sperimentale nel modo di trattare temi di attualità politica cui abitualmente si riservano conferenze e talks?
Diciamo che per noi è un’opera vocale, una partitura. Ti sembrerà strano, visto che il tutto nasce da un fumetto per banalizzare, di cui non abbiamo tentato di superare la bidimensionalità, ma di cui ci siamo sforzati di rendere la profondità anche emotiva che è propria del fare giornalismo inchiesta e reportages insieme da parte dell’ottima Mannocchi nella schiera di donne attiviste dell’informazione in prima fila in tutte le zone di guerra e di conflitto. Quindi per rendere questa coloritura e temperatura siamo partiti non già dalle immagini come potresti pensare, ma dalla relazione testi voci su cui poi abbiamo pian piano inserito tutti gli altri elementi. Che poi in resa finale avranno grande efficacia perché poi il tutto è linearmente rigoroso. Noi stiamo abbastanza statici sul palco e senza costumi veri e propri. Siamo abbigliati di scuro ma alla nostra maniera. Non c’è ricerca di effetti speciali anche perché i contenuti sono forti e sono sintetizzabili nel la nostra rovinosa e mancata decolonizzazione i cui effetti perversi sono sotto gli occhi di tutti.
Venendo ai vostri prossimi progetti, puoi anticiparmi qualcosa?
Beh, dovresti sapere che abbiamo già fatto una presentazione pubblica a Ravenna del prossimo POLIS, che grazie a provvidenziali bandi che abbiamo vinto di recente, riusciremo a rendere più esteso, intenso e ricco che mai. Il focus sarà la penisola iberica, ma avremo spettacoli giovani rivolti a tutti certo ma in particolare a loro selezionati con il nostro metodo visionario, assembleare comunitario che si potranno vedere in giornate gratuite dedicate all’Almagià. Per quanto mi riguarda, devo essere scaramantica ma sto lavorando molto su voce, suono, musica per mettere in scena una Medea molto particolare, che è anzitutto la Medea di Heiner Mueller, considerato qualche annetto fa il più importante epigono brechtiano, anche i suoi riferimenti filosofici sono ancora più complessi ed oggi piuttosto dimenticato forse in un’ansia performativa persino eccessiva che affligge tanti attori oggi. Costruire e decostruire per poi rifondare e far rivivere un testo nella propria gamma armonica ed espressiva non è una operazione certo semplice, ma soprattutto, non è minimal, non è personalistica, non è ombelicale. Si tratta di trasferire le narrazioni dall’autobiografismo su un piano simbolico più alto e certamente nel mondo delle soggettività frantumate risulta particolarmente compito ingrato. Per me tutto questo pensiero non esclude l’azione che è il cuore del teatro ed è anche il mio miglior modo di esprimere contenuti politici non facilmente usurabili e rimanere ancorati alla propria Storia di civiltà per quanto logorata e controversa essa possa apparire. […]