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Maria Dolores Pesce su Santa Giovanna dei Macelli, “Sipario”, 21 aprile 2024

SANTA GIOVANNA DEI MACELLI – regia Davide Sacco e Agata Tomšič
Maria Dolores Pesce, “Sipario”, 21 aprile 2024
https://www.sipario.it/recensioniprosas/item/15817-santa-giovanna-dei-macelli-regia-davide-sacco-e-agata-tomsic.html

“[…] L’intelligente messa in scena della compagnia ravennate sa cogliere nei complessi e anche repentini cambiamenti di questo “Sistema”, in particolare la cosiddetta globalizzazione, le apparenze mutate di una struttura che rimane quella che è sempre stata, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, diventato però ancora più diseguale, con meno ricchi sempre pù ricchi e molti più poveri sempre più poveri, tanto da essere diventata, da lotta di classe, una guerra contro l’umanità nel suo complesso, vedi la crisi climatica a solo ma rappresentativo esempio.

Lo scrivono esplicitamente nel foglio di sala: “la verità che il drammaturgo tedesco tentava di svelare è quella della rapina nell’interesse di pochi, nascosta sotto l’apparenza di un ordine che si presenta come immodificabile e costituito per il bene di tutti, rapina di cui siamo vittime e carnefici.”

Talora, aggiungerei, contemporaneamente.

Il primo essenziale elemento di questa trasformazione nella piena fedeltà di Santa Giovanna dei Macelli” è il plurilinguismo, prevedendo la messa in scena tre lingue diverse (italiano, sloveno e inglese) a ricordare che viviamo ora in un mondo ‘globale’ ma anche in tante ‘piccole patrie’ chiuse in se stesse.

Il secondo è l’utilizzo della musica, dal vivo ricordiamo con il gruppo orchestrale Laibach, in questo che non è uno dei drammi in musica di Brecht e che ‘riscrive’ il tessuto del testo in sonorità non solo molto moderne ma soprattutto dure e penetranti che creano un ambiente straordinariamente alienante al modo brechtiano (distaccarsi dall’epos per capirlo).

Mi permetto, ma la complessità dello spettacolo lo richiede, un’altra piccola citazione del grande drammaturgo tedesco, ora un po’ dimenticato anch’esso: “In parole pratiche, la musica gestuale è una musica che consente all’attore di eseguire determinati gesti fondamentali”.

Infine è di grande interesse estetico la traslazione figurativa dello scenario epico realizzata con le ripetute proiezioni di video, talora non facili da ‘digerire’, girate in ‘macelli’ contemporanei ad enfatizzare il carattere fisico e dunque concretamente materico delle contraddizioni evidenziate.

Superfluo raccontare la vicenda, più che nota, vale però la pena di soffermarci sul personaggio che dà il titolo alla drammaturgia e che è il baricentro in fondo di ogni contraddizione, una funzione che proprio il multilinguismo dell’approccio scenico svela e mette in luce nel suo stesso nome Joanna Dark, che, in evidente assonanza con Santa Giovanna d’Arco, esprime insieme la luce e il buio (dark) di una vita votata al bene e coartata al male con l’inganno da un capitalista finto ‘umanitario’, fino al suo suicidio. 

Un capitalista che ‘dirige’ l’orchestra di tutte quelle vite in scena, anche dei suoi soci-avversari.

Giovanna è una sorta di ‘missionaria’ a metà tra la crocerossina e una soldatessa dell’Esercito della Salvezza, che ricorda in qualche modo il personaggio femminile del quasi coevo film di Fritz Lang Metropolis, ove lo sdoppiamento è portato alle sue estreme conseguenze (è insieme una donna e un robot diretto dal capo industriale).

Uno spettacolo complesso, assai stratificato e dalle molte suggestioni e anche dalle innumerevoli implicazioni che i due ErosAntEros gestiscono ‘bravamente’ (anche nel senso del coraggio oggi necessario), scenicamente, musicalmente e recitativamente di grande qualità pur se con qualche slabbratura narrativa da ricucire. Scenografie e costumi, tragicamente militareschi, sono coerenti conservando però una loro autonoma bellezza.

Talora positivamente ‘sconcertante’ è stato molto applaudito da un pubblico numeroso.”