Roberto Canziani su Santa Giovanna dei Macelli, “QuanteScene!”, 19 novembre 2024
Tra prop e pop, metti Brecht. Santa Giovanna al macello
Roberto Canziani, “QuanteScene!”, 19 novembre 2024
https://robertocanziani.eu/quantescene/2024/11/19/santa-giovanna-dei-macelli/
“[…] La regia è di ErosAntEros (cioè Agata Tomšič e Davide Sacco), mentre il contributo musicale viene dal più importante, il più storico gruppo rock sloveno: Laibach. Disturbanti, totalizzanti, politicizzanti, i Laibach sono pure simpatizzanti del pensiero radical e provocatore del loro connazionale filosofo Slavoj Žižek.
La formula perciò si tiene. E apprendo, quasi in questo momento, che si tratta di una delle tre nomination del Premio Ubu 2024 per il progetto sonoro. Bene, direi.
Musical quindi sì, lo terrei. Perché la sala teatrale dello Cankariev Dom (il centro culturale della capitale slovena) ha certo visto allestito il testo didattico di Bertolt ma, scavalcando a larghe falcate il secolo, ha anche portato noi spettatori nel crudo sound industrial del gruppo, e del loro inconfondibile vocalist, il cupo Milan Fras.
[…]
Una drammaturgia non sempre facile da sciogliere, ma che l’allestimento di ErosAntEros & Laibach riesce, crudamente appunto, a far oscillare tra agit-prop sanguinolento e visual pop di proiezioni, sovraimpressioni e strobo.
Grazie ai quali assicura quel colpo di spazzola che sarebbe ora di assestare a Brecht, per non lasciarlo morire là, nel suo tempo.
Intendiamoci: del capitalismo primitivo di quei padroni della carne, gente che muove i prezzi come fossero carcasse di bue, certo poco rimane a giorni nostri. La turbo-finanza tecnologica degli Elon Musk, dei Zuckerberg, dei Bezos, ha imposto altre ottiche e altre leggi ai mercati, digitali e non.
Dark is the new D’Arco
Ma il rosso del sangue che tinge tutta la scena, i contingenti di animali squartati e la carne tritata che incessanti debordano in video, mi rimanda senz’altro alle istanze del vegetarianismo oggi.
E il pensiero ecumenico dell’ambigua eroina del titolo (si chiama Giovanna Dark) non può non far pensare alle nostre armi valoriali, purtroppo spuntate. Quelle con cui noi pacifistici proviamo a fermare l’escalation bellica. Proprio come fa papa Francesco, pregando.
È una Giovanna Dark, questa, che Agata Tomšič veste con il piglio giusto, quello di una Giovanna d’Arco in macelleria. E che trova la propria via alla santità con il martirio: Brecht la fa crepare di polmonite nelle fredde notti dalla Chicago depressa. Incapace di stare dalla parte degli scioperanti. Incapace anche di mitigare l’arroganza degli sfruttatori.
Lo stile teatrale è secco, didattico, come lo aveva pensato Brecht, con qualche dettaglio alieno (una vasca da bagno in plexiglas trasparente, per esempio, nella quale si crogiola il capitalista Mauler, Danilo Nigrelli).
L’impronta musicale ha invece la scorza dura, metal. Né compromessi né consolazioni, come è nelle abitudini teutoniche del gruppo sloveno. Laibach è il nome con cui gli occupanti tedeschi chiamavano la città di Lubiana / Ljubljana.
Rispazzolare Brecht?
Il risultato è un musical impegnato in cui la componente sexy (di brevi squarci nudi, ma come potremmo noi oggi cavarcela senza una qualche sessualizzazione) compensa l’ideologica drammaturgia brechtiana.
E ci pone un po’ di domande su quanto, e su come, e perché sia utile oggi Brush up our Brecht. Rispazzolarlo? O dovremmo rigenerarlo? O lasciarlo così com’è, nell’immobile posa del monumento. Epico, appunto.”